Mio articolo su Vita Trentina di questa settimana (17.05.2013) [link]
Dedichiamo questo appuntamento di MondoTube per parlare di come la tecnologia internet può contribuire a salvare delle vite umane.
Iniziamo da Google e dal suo braccio no profit dedicato alle crisi che periodicamente colpiscono il nostro pianeta. Google Crisis Response (http://www.google.org/crisisresponse/) mette gratuitamente a disposizione una serie di servizi che le persone coinvolte in una situazione di crisi possono usare per ottenere e fornire informazioni di vitale importanza. Ancora una volta il tutto si basa sulla collaborazione e la condivisione delle informazioni. La scommessa è che l’utilizzo di internet possa contribuire a combattere il fattore tempo, così importante in caso di terremoti o altri disastri.
Person Finder, uno di questi servizi, è dedicato al ritrovamento delle persone coinvolte in uno scenario di crisi. Lanciato nel 2010 per fronteggiare l’emergenza del terremoto ad Haiti, ha dato ulteriore prova di sé nel corso degli eventi successivi al doppio attentato di Boston. Il funzionamento è molto semplice. Collegandosi al servizio è sufficiente scegliere fra due menù: il primo permette di cercare una persona, il secondo permette di inserire informazioni relative ad una persona. Il servizio non è mediato dalla polizia, dalla Croce Rossa o da altre associazioni: sono i cittadini stessi (e le forze dell’ordine) che popolano la base informativa con i loro computer o con i loro smartphone, permettendo di saltare la classica trafila burocratica e rendendo immediatamente disponibili le informazioni.
Dagli Stati Uniti ad un’Africa diversa da come la si immagina normalmente. Ory Okolloh è una blogger e avvocato che ha rinunciato ad una brillante e promettente carriera negli Stati Uniti (lavorava nello studio legale di uno dei ministri della prima amministrazione Obama) per tornare nel suo Kenya alle prese con le violenze tribali e le elezioni politiche del 2007.
Sconvolta dalla violenza che si è impossessata del Paese, tramite il suo seguitissimo blog chiede aiuto al popolo di internet per creare una mappa in tempo reale degli scontri che scoppiano in continuazione. Gli “smanettoni” kenyoti rispondono e in poco tempo approntano un innovativo software. Il 9 gennaio 2008 debutta Ushahidi, parola che in lingua swahili significa “testimone” e che da qualche anno a questa parte è diventato il miglior strumento per fronteggiare crisi umanitarie di qualsiasi tipo (http://www.ushahidi.com).
Anche in questo caso il funzionamento è semplice ma molto efficace: nella sostanza Ushahidi consente di mettere in ordine tutte le informazioni che nascono attorno ad un evento di crisi; notizie raccolte su internet, Facebook, email, sms, Twitter vengono posizionate e geolocalizzate su una mappa scenario del disastro. In questo modo Ushahidi permette alle task force di disporre di una fotografia chiara della situazione che si apprestano ad affrontare e di scavalcare la censura perché sfrutta le caratteristiche principali di internet: l’assenza di un baricentro e la possibilità per chiunque di contribuire.
Ushahidi è sicuramente un bella dimostrazione di come le parole di Daniele Comboni “salvare l’Africa con l’Africa” siano quanto mai attuali.
Per chi desiderasse maggiori informazioni su Ushahidi consigliamo un interessante articolo di Wired Italia (giugno 2010): http://mag.wired.it/rivista/storie/ory-okolloh-2.html.